Questo è il dato che emerge sia dal Randstadworkmonitor, (L’indagine semestrale della multinazionale olandese che si occupa di ricerca e selezione di risorse umane) che dallo studio di McKinsey & Company (multinazionale di consulenza strategica).
Questo fenomeno in costante crescita non è solo italiano, ma globale, e dettato da un’ampia serie di motivazioni. Si va dall’incapacità del proprio datore di lavoro di soddisfare le ambizioni professionali, alla scarsa flessibilità e ad una diffusa mancata corrispondenza tra i propri valori e quelli aziendali.
Le indagini, condotte sul mercato del lavoro in oltre 34 Paesi, su un campione di circa 800 lavoratori per ciascuno, di età compresa tra i 18 e i 67 anni, rivelanoun diffuso e sempre più globale fenomeno, che viene chiamato “Great Resignation”
Il cambio di aspettative nel post pandemia
Complice dell’innesco di questo meccanismo è stata sicuramente la pandemia, che ha irrevocabilmente cambiato ciò che le persone si aspettano dal lavoro, rivalutando le loro priorità. Un fenomeno quindi, che nei prossimi mesi diventerà certamente problematico per molte aziende, che si troveranno presto a fare i conti con la diffusa mancanza di personale.
Un particolare significativo che emerge proprio dalla ricerca di McKinsey, (che ha coinvolto quasi seimila persone in età lavorativa di Australia, Canada, Singapore, Regno Unito e Stati Uniti) è che il 36% di chi si è licenziato non aveva ancora in mano un nuovo lavoro.
Questo dato è quello che più caratterizza il nuovo fenomeno. Diversamente dai precedenti cicli di regressione e ripresa, molte persone sono portate a fare un vero e proprio salto nel buio.
Aziende e Lavoro, i numeri in Italia
In Italia, come detto, la situazione non si discosta dall’andamento mondiale. Secondo il sondaggio, di Ramstad, confermato anche dalle stime del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, un lavoratore su due sta cercando un nuovo posto di lavoro o inizierà a farlo entro brevissimo tempo. Il fenomeno della Great Resignation è ancora più evidente tra i lavoratori che appartengono alla cosiddetta generazione Z, ossia quella costituita dai nati tra la seconda metà degli anni 90’ e la fine degli anni 2000.
Nei primi sei mesi del 2022 le cessazioni sono state 3.322.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, toccando il +36% per tutte le tipologie contrattuali.
Anche secondo AIDP (Associazione Italiana Direzione Personale) le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia toccano il 60% delle aziende.
I settori più coinvolti sono quello Informatico e Digitale (32%), Produzione (28%) e Marketing e Commerciale (27%). A scegliere di cambiare lavoro sono soprattutto le persone nella fascia d’età compresa fra i 26 e i 35 anni (che costituisce il 70% del campione analizzato) e perlopiù impiegati in aziende del Nord Italia.
Aziende e Lavoro, La Yolo Economy
La filosofia del “Si vive solo una volta” (Youonly live once), sta portando un gran numero di“Millennials” e parte della “Generazione Z”, ad abbandonare il posto fisso per avviare nuove attività.
Il Posto di lavoro che attualmente ricoprono non garantisce loro un’adeguata soddisfazione personale e si mettono quindi alla ricerca di esperienze a cui dare valore.
Le radici di questa esigenza possono essere individuate nel fatto che queste generazioni sono le prime a porre particolare importanza ai disturbi psicologici e alla necessità di supporto. Da ciò si comprende come il tema del well-being (benessere), della sostenibilità e dell’equilibrio tra il tempo passato al lavoro e quello dedicato alla vita privata, coltivando passioni ed esperienze personali, abbia assunto un’importanza determinante nella scelta della propria carriera professionale.
Il gap da colmare tra il lavoratore e l’azienda
È interessante il dato che emerge dall’analisi di McKinsey. Esiste un importante gap tra le motivazioni reali che spingono le persone a cambiare e le ragioni ipotizzate dai loro datori di lavoro.
Tra i primi fattori citati dai dipendenti ci sono il non sentirsi apprezzati dalle loro organizzazioni, che si colloca al 54%, seguito dal fatto di non sentirsi apprezzati e valorizzati dai loro manager (52%). Piu in generale le persone hanno dichiarato di non sentire un senso di appartenenza al lavoro (51%).
I datori di lavoro, invece, ritengono che i dipendenti si licenzino soprattutto per: Scarsa Retribuzione, difficile equilibrio tra lavoro e vita privata, e non attenzione alla salute fisica ed emotiva.
Problemi, che sono comunque stati indicati dai dipendenti, ma non con lo stesso peso che gli attribuiscono i datori di lavoro
Gestire le risorse umane, una nuova sfida per le aziende
Ecco allora che a fronte di uno scenario cosi vasto e complesso, diventa strategico per qualsiasi azienda capire come gestire le risorse umane per evitare di essere travolti da un’eccessiva richiesta di dimissioni da parte dei propri lavoratori.
Sempre partendo dai risultati dei sondaggi ecco alcuni aspetti che sono emersi, e di cui forse vale la pena tener conto quando si devono gestire le risorse.
Flessibilità: La flessibilità è senz’altro una caratteristica tra le più richieste dai lavoratori. La possibilità ad esempio di decidere gli orari d’ingresso e uscita, ma anche la possibilità (ampiamente testata durante la pandemia) di poter lavorare da remoto, vengono visti dal lavoratore come forti incentivi a restare in un’azienda, soprattutto quando tutto questo è affiancato all’offerta di piani di crescita professionale reali e personalizzati
Inclusione: La vera sfida da affrontare in questo particolare periodo storico consiste nel riuscire a trattenere i talenti in azienda. Per questo motivo, la sola flessibilità potrebbe non bastare.
Tra le indicazioni derivanti dai sondaggi ci sono in primis, la cura della la fase di onboarding cioè la parte finale del processo di Recruiting volta all’inserimento del nuovo dipendente in azienda. Un’altra grande esigenza espressa dai lavoratori è la garanzia della formazione, che agevolerebbe sia la crescita in azienda che quella personale.
Molti dipendenti fanno anche notare quanto poco sia ascoltato dall’azienda il loro parere prima di prendere una decisione importante
Innovazione: Tra i suggerimenti arriva anche un deciso sprone all’utilizzo della tecnologia, tramite, ad esempio l’utilizzo di software HR, o l’attuazione di politiche pensate per accelerare digitalizzazione, in modo da delegare al software le operazioni ripetitive, esaltando la capacità e i punti di forza dei lavoratori
Disfatta oppure opportunità
La comprensione dei ruoli delle persone all’interno delle organizzazioni, l’inclusione delle risorse nei giusti team, la valorizzazione del singoli e il riconoscimento dei meriti, la fiducia nelle capacità dei dipendenti e la responsabilizzazione rispetto agli obiettivi di business. Insieme allo sviluppo dellesoft skill, sono tutti elementi fondamentali di uno sviluppo che mira ad attrarre i candidati giusti, fidelizzare e trattenere i talenti.
Come tutte le grandi sfide, anche quella portata dalla “Great Resignation”, metterà a dura prova moltissime realtà aziendali. Ma sappiamo bene che spesso quello che ci si pone dinnanzi come problema insormontabile, si rivelaspesso come una formidabile opportunità di crescita per il business e per i lavoratori che decideranno di seguire gli imprenditori.
Daniele Bottoni Comotti
Technical staff PhoenPlex